venerdì 27 Giugno 2025
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60 anni sacerdote: tanti auguri don Claudio! – 1965-2025

In occasione del 60° anniversario di sacerdozio di don Claudio, ripubblichiamo a grande richiesta l’articolo speciale pubblicato cinque anni fa, in occasione del 55°, e finito in archivio a seguito del restyling del sito parrocchiale. Dopo averlo festeggiato insieme a don Aldo e don Cesare nelle scorse settimane, rinnoviamo gli auguri a don Claudio e a tutti i sacerdoti “vergiatesi” che in questi giorni hanno festeggiato l’anniversario della propria ordinazione.

Dall’articolo pubblicato il 26 giugno 2020 per il 55° anniversario di sacerdozio

[…] La vita di un uomo è fatta di tanti momenti, felici e meno, e soprattutto di alcune decisioni importanti. Don Claudio ha sicuramente scelto la strada giusta sin da subito. Non solo per la sua decisione di diventare sacerdote (appunto il 26 giugno 1965), ma soprattutto per la vocazione missionaria che tutti noi conosciamo e che lo ha portato a trascorrere 14 anni in Zambia (Africa). L’Africa gli è rimasta nel cuore, tanto che, nemmeno un anno fa (ottobre 2019), decideva di tornarci accompagnato da Andrea Lubrina in occasione del mese missionario. E che dire di quando, due anni fa, decideva di intraprendere un viaggio oltreoceano per visitare l’Amazzonia e assistere l’opera di fra Paolo Braghini? Al suo ritorno avrebbe ribadito che “la missione è anche collaborazione, utile per far crescere la loro e la nostra fede, per rendere più abitabile il mondo e per unirci come fratelli e sorelle nell’unica famiglia dei figli di Dio, nella convinzione che ciò che possiamo fare, in paragone a quanto ci viene dato, è sempre poco”. […]

Nonostante ciò, la Comunità Pastorale ci tiene a ribadire l’affetto per un sacerdote che ormai è anche un “vergiatese doc”. Anche per don Claudio, quindi, abbiamo preparato un articolo speciale, in cui si susseguiranno testimonianze, ricordi e “frammenti” di vita vissuti insieme. Caro don Claudio, auguri!

 

Il primo testo proposto si lega proprio al tema missionario e ricorda l’incontro di don Claudio con padre Dionisio Ferraro a Vergiate attraverso le parole di Maura Mandrini:

Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche comunione di spirito, renderete piena la mia gioia. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio ma anche quello degli altri” (Fil 2, 1-2).

Penso che questo brano racchiuda il segreto del ministero sacerdotale di don Claudio. Appena arrivato a Vergiate, con il ricordo e la nostalgia dello Zambia nel cuore, si è lasciato coinvolgere nella realtà missionaria che stavamo vivendo. Bello il ricordo di quando incontrava padre Dionisio. Bello era il confronto fra due realtà africane così diverse tra loro (vedi foto, ndr).

“Noi a Bissau per la catechesi facciamo così” diceva padre Dionisio. “Noi in Zambia per i battesimi facevamo in quest’altro modo”; “Da noi in Zambia ci sono ippopotami e coccodrilli…”, “Da noi in Guinea ci sono solo i coccodrilli e le scimmie…”. Non si è mai fermato alla sua esperienza, ma si è sempre aperto ai bisogni dell’umanità che soffre.

Grazie don Claudio per averci insegnato con l’esempio e con la preghiera il cammino a servizio del prossimo. Grazie per il suo ministero a servizio dei popoli e della nostra comunità.

 

Ringraziamo Maura e leghiamo le sue parole a quelle di Carmen Beia, che condivide il ricordo del primo incontro con don Claudio:

La prima volta che ho incontrato don Claudio, fuori dai contesti ufficiali, è stata in sacrestia. Stavo sistemando i paramenti che avrebbe utilizzato per la celebrazione eucaristica, quando arrivò e mi chiese: “cosa stai facendo?”, gli risposi: “le sto preparando i paramenti” e la sua risposta, molto schietta, da sacerdote che aveva trascorso quattordici anni in Africa, dove il “cosa indossare” per una messa era certamente l’ultimo dei problemi, fu: “io non sono abituato a tante smancerie” che corresse subito in “tante attenzioni”. Dopo un primo momento di perplessità, che non nego di avere avuto, in seguito mi sono resa conto che aveva ragione, perché il servizio non doveva essere fine a se stesso, quasi un compito, un dovere inevitabile, ma una collaborazione. Con il tempo, conoscendolo meglio, è così che è proseguito il nostro rapporto: io sistemo la casula e il don il cingolo. Ovviamente è solo un esempio per dire che con don Claudio non esiste il “fate” ma il “facciamolo insieme.

[…]

La vocazione missionaria di don Claudio è stata ripresa in occasione del suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio. Per quella speciale occasione, il gruppo F.E.M. (Fede Energia Motivazione) ha allestito uno spettacolo autobiografico in cui Mattia Lubrina, autore del frammento che segue, interpretò proprio don Claudio!

Chi ha avuto il piacere e l’onore di conoscere don Claudio in questi anni di permanenza a Vergiate, e ancora oggi è unito dall’amicizia e dal senso di riconoscenza, collega a lui l’acronimo F.E.M.: Fede, Energia e Motivazione (dal titolo del musical dedicato per i suoi 50 anni di sacerdozio) rappresentano quello che è e che vive ogni giorno con entusiasmo e vitalità. Ringraziamo il Signore del dono prezioso di averlo come pastore e guida a supporto della nostra comunità e come vero amico. Seguiamo il suo esempio per vivere la quotidianità e la Fede senza dimenticarci mai il versetto del Vangelo che da sempre segna la via che don Claudio stesso percorre: “siamo servi inutili, abbiamo fatto quello che dovevamo fare“.

Anche le parole di Sandra Carraro si legano al ricordo dello spettacolo del F.E.M. e si soffermano su un’emozione condivisa da don Claudio durante l’Avvento:

Metà novembre. Tempaccio da lupi. Tardo pomeriggio, ma buio pesto come a notte fonda. Accogliamo il parroco, don Claudio, per la benedizione natalizia bagnato e infreddolito, ma come sempre pronto a minimizzare sugli inevitabili disagi che si accompagnano alla “cura d’anime”. La stanza illuminata e il camino acceso però lo fanno indugiare un poco e, dopo avere recitato la preghiera e aver benedetto pareti e persone, insolitamente si sofferma a raccontare di sé, di quando, ormai adulto, aveva deciso di entrare in seminario. Ascoltiamo molto volentieri perché è uno di quei racconti di famiglia che accomunano anche le esperienze più distanti e che hanno il gusto della vita vissuta.

“E adesso chi glielo dice a quell’uomo là?” esclama sorridendo in buon milanese, mimando la preoccupazione della sua mamma alla quale aveva confidato per primo la sua intenzione, proprio perché lo aiutasse ad affrontare la severa figura paterna. Ma poi, evidentemente, anche il papà (che noi ricordiamo da anziano, dolcissimo e per nulla severo) aveva ceduto, davanti a una scelta così grande da non poter essere del tutto priva di un po’ di follia. La follia dell’Amore Vero.

Da quel giorno per don Claudio è iniziato un lungo cammino, che abbiamo riscoperto nelle sue diverse tappe così numerose ed esigenti proprio in occasione della festa per il 50esimo di sacerdozio che ci ha insegnato che se la vocazione è un dono e una scelta, è anche occasione di gratitudine a Dio e a chi la accoglie ogni giorno della sua vita.

Dio la benedica, don Claudio!

Per ripercorrere episodi e ricordi più recenti, abbiamo richiamato padre Enrico Beati, che ripercorrendo la sua esperienza a Vergiate avrebbe parlato della diaconia e, in particolare, di don Claudio con queste parole:

Che dire, allora? Innanzitutto che eravamo come “I Tre Moschettieri” di A. Dumas.

Ah, tutti per uno e uno per tutti, bello.

Sì, anche. Col tempo, non senza qualche fatica. Ma non è questo a cui pensavo immediatamente. No. Noi eravamo come i Tre Moschettieri di Dumas: quattro. Eravamo proprio quattro. Siamo sempre stati quattro. E questo mi pare il primo punto positivo della nostra esperienza. Non è sempre stato semplice e non sempre ci ha reso la vita facile, ma ciascuno di noi è rimasto e – mi piace pensare – ha potuto rimanere se stesso, senza censure e senza omologazioni.

E come quei quattro là, eravamo sufficientemente caratterizzati.

Don Claudio era il saggio: glielo leggevi nel sorriso. Benevolo, sì, ma di chi la sa lunga: aveva già vissuto tanti anni e non per sbaglio. L’esperienza non l’aveva fatta: gli era entrata dentro e l’aveva plasmato. Lui conosceva: la gente, i fatti, le posizioni. Era interessante quando parlava e pure quando taceva. Poi don Claudio era l’uomo della disponibilità: più faceva e più era contento. Un giorno eravamo in giro a benedire. Di solito lui partiva prima, poi don Aldo e io lo incrociavamo sulla fine del percorso (che ci eravamo suddiviso in parti). Lui telefona: “guarda che ho già finito il mio giro”. Mi immaginavo aggiungesse: “questa sera non ci vediamo, perché rientro”. Invece lui: “state a casa. Oggi è breve. Faccio anche il vostro”.

Chiudiamo il giro con il testo di don Fabrizio, “una vita per la missione”:

Con gioia anch’io partecipo alla memoria dei 55 anni di sacerdozio di don Claudio, di cui ben 26 tra noi dopo 14 fatti in missione fidei donum in Africa. È una fortuna avere in parrocchia un prete che non parla di missione solo perché ha letto libri o fatto qualche viaggio missionario, ma perché l’ha vissuta personalmente. Quando sono venuto a Vergiate non conoscevo don Claudio, ma ho capito che non era un semplice prete anziano “in pensione”, tutt’altro! Nella sua classe di ordinazione ci sono alcuni preti che ho conosciuto, tra cui il coadiutore che mi ha accompagnato in seminario, don Luciano, e il mio insegnante di religione alle medie, don Luigi. Inoltre ho conosciuto in seminario don Tullio, don Gianfranco – rettore – e don Franco da cui vado ancora qualche volta per colloqui e confessione in Valsassina e altri ancora. È stata una classe vivace, la classe del Concilio!

Mi stupisce di don Claudio la serenità e quella battuta pronta, magari in milanese, che aiuta a guardare le cose con realismo e buon senso; così come in diaconia quella visione aperta di Chiesa che fa così bene sentire da un prete anziano degli anni ma giovane dentro. La fedeltà, anche a caro prezzo, di una vita donata per il Signore è un vaso prezioso che onora la casa dove si trova e noi abbiamo questo dono. Grazie Gesù per questo dono!

[…]

Un album fotografico lungo 60 anni

Chiudiamo questo articolo con una raccolta fotografica significativa degli anni vergiatesi (e non solo) di don Claudio, ringraziando Arrigo Landoni e Silvio Cairati per il contributo fornito.

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